La sera di Domenica 5 Novembre i cieli di tutta Europa sono stati solcati da meravigliosi fenomeni aurorali. Ma mentre quanto è stato visto dai cieli settentrionali erano inequivocabilmente delle bellissime aurore boreali, quanto osservato dai cieli meridionali, fra cui l’Italia, era più probabilmente un altro fenomeno, denominato SAR, ma sempre appartenente alla fenomenologia dei fenomeni atmosferici aurorali.
Le aurore polari propriamente dette sono generate da particelle di vento solare che si infilano negli imbuti dei poli magnetici, e vanno quindi a formare un anello intorno ad essi. I colori dipendono principalmente dalla quota: vicino alla superficie la densità atmosferica è maggiore, e abbiamo emissione a 428 nm (blu) da parte dell’azoto molecolare. Salendo di quota compare l’ossigeno atomico, principale responsabile dell’emissione cromatica. L’emissione a 557 nm (verde) domina fino a 200-300 km di quota, mentre più in alto l’aria diventa così rarefatta che l’equilibrio si sposta a favore dell’emissione a 630 nm (rosso profondo). Nell’immagine sotto tale transizione è molto evidente.
Sappiamo che nel caso di intense tempeste geomagnetiche le aurore boreali possono realmente estendersi fino a latitudini come quelle italiane, ma le misure strumentali ci hanno evidenziato che la tempesta di Domenica 5 Novembre non era abbastanza intensa da gisutificare l’apparizione dell’aurora anche nei nostri cieli. Ecco quindi la necessità di scomodare un altro fenomeno denominato SAR.
SAR sta per “Stable Auroral Red arches“, archi rossi aurorali stabili. È un nome tremendo, perché non sono né aurore (come detto) né stabili (variano nel giro di minuti), ma quando la nomenclatura fu introdotta nel 1956 non si sapeva nulla di tutto questo. Sono di colore rosso per lo stesso motivo dell’aurora: eccitazione di ossigeno monoatomico ad altissima quota (300-600 km). Tuttavia il meccanismo di generazione è totalmente diverso.
I SAR non sono prodotti dal vento solare e la loro origine sta nelle famose fasce di Van Allen, due vaste cinture di radiazioni che circondano la Terra. Al loro interno il campo magnetico terrestre confina le particelle in arrivo dal Sole. La fascia più interna è fatta principalmente da protoni ed elettroni lenti, la più esterna da elettroni veloci.
Queste particelle ruotano attorno al pianeta, producendo immense correnti elettriche in moto da est verso ovest, chiamate “correnti ad anello“. Sono così potenti da generare un significativo campo magnetico antitetico a quello terrestre e quando si scatenano tendono a interessare le latitudini medie (cioè l’Europa mediterranea) sono proprio queste correnti le responsabili dei SAR.
Quando una esplosione di massa coronale colpisce la Terra, le correnti ad anello vengono pompate e caricate di energia. Se si raggiungono determinate condizioni questa energia si scarica infine nell’alta atmosfera terrestre, andando a ionizzare l’ossigeno atomico ad altissima quota. Ecco quindi la produzione di grandi archi luminosi paralleli all’equatore!
Domenica la Terra è stata raggiunta da una prima esplosione di massa coronale alle 9 di mattina italiane, che ha iniziato a pompare le correnti ad anello, e da una seconda alle 18, che le ha fatte straripare. Nel giro di pochi minuti i cieli delle latitudini intermedie si sono accesi della spettrale luce rossa dei SAR, al punto da illuminare il paesaggio! Il fenomeno è stato visibile a occhio nudo tra le 18:15 e le 19:00, per poi diminuire rapidamente di intensità.
Morale della favola, quello che si è visto domenica non era la cima delle aurore boreali in corso sulla Scandinavia, ma un fenomeno completamente diverso! I SAR si formano più a sud dell’anello aurorale vero e proprio, sono più impredicibili e di natura complessa e di difficile comprensione. Le due deboli esplosioni di massa coronale hanno caricato le correnti ad anello al punto da causare la produzione di SAR molto intensi, senza però che a questo corrispondesse una situazione di disturbo geomagnetico estremo. Un evento più unico che raro, e che resterà negli annali della storia.
Ma le sorprese non sono finite qui. Grazie alla segnalazione di alcune foto e video emerge un quadro ancora più complicato del fenomeno di domenica 5. Gli archi SAR si formano a latitudini inferiori alle aurore vere e proprie, ma questo non significa che i due fenomeni non possano essere visibili contemporaneamente!
Infatti è altamente probabile che, durante le fasi più intense della tempesta, le webcam e gli osservatori del Nord Italia abbiano effettivamente visto l’aurora boreale! Questa è poi stata sostituita rapidamente, dopo una mezz’ora circa, dal fenomeno del SAR. Più a sud della pianura Padana è invece improbabile che anche solo porzioni di aurora siano state visibili, e il fenomeno si è limitato al bagliore dei SAR, prima intenso e poi in lenta dissipazione. (Fonte CHPDB, Lorenzo Colombo)
Di seguito una breve galleria delle immagini più significative riprese nella serata del 5 novembre, provienenti da diverse latitudini, compresa l’Italia.
Nei giorni seguenti l’eco dell’evento è stato tale da spingere molti media ad occuparsi di quanto accaduto in quella serata.
Anche la nostra associazione è stata coinvolta in quanto invitata a partecipare alla trasmissione televisiva Monitor andata in onda sul canale televisivo Italia7 il 9/11/2023. Qui sotto l’estratto del nostro intervento.